Manca poco meno di un mese all’apertura della campagna A.I.B. (antincendio boschivo) 2023 e con il ritorno della stagione estiva, potrebbe tornare la piaga degli incendi. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un notevole aumento di roghi più o meno vasti. Sempre più frequenti gli interventi dove ci è voluto l’uso dei mezzi aerei per arginare le fiamme. Ad essere colpiti dal fenomeno, doloso o colposo, la maggior parte delle volte sono state le zone protette a subire gravi danni ambientali.
Ma davvero è così difficile praticare una prevenzione più responsabile? È davvero così difficile rispettare delle semplici regole in modo che si possa evitare un incendio? C’è da dire che il divieto di abbruciamento di residui agricoli e altro genere di fuochi che va dal 15 giugno al 15 settembre di ogni anno viene poco o niente rispettato. Una direttiva poco attuata, riguarda la pulizia delle erbacce sui terreni agricoli nei tempi e nei modi stabiliti dalle ordinanze comunali.
Un altro elemento utile alla prevenzione, riguarda la pulizia dell’erba ai margini delle sedi stradali. L’ordinanza n. 5 dell’8.02.2021, della Provincia di Lecce sulla Manutenzione vegetazione e siepi, taglio rami sporgenti ed alberi ai margini delle strade provinciali, per esempio dice: “i proprietari e/o conduttori di immobili e terreni confinanti con le strade provinciali devono provvedere alla potatura di siepi e piantagioni in modo da non restringere o danneggiare le strade, a tagliare i rami delle piante che si protendono oltre il confine stradale“. Queste regole sono riportate nelle ordinanze di quasi tutte le prefetture Italiane e sono regole che fanno capo a direttive del codice della strada per mantenere visibile la segnaletica verticale.
Lo sfalcio delle siepi in prossimità delle strade dunque può essere un deterrente valido per l’innesco accidentale o “facile” di focolai e quindi di incendi, queste accortezze includono pratiche agricole mirate, come anche le linee tagliafuoco atte a delimitare i campi dalle aeree boschive o di macchia mediterranea.
L’incuria, la superficialità nel prendere sul serio i consigli delle istituzioni, l’indolenza alle regole provenienti dagli organi competenti, sono fattori determinati e soprattutto “scatenanti” a far sì che una situazione divenga pericolosa improvvisamente.
La piaga “poco” contrastata degli incendi ha avuto fino ad ora un impatto devastante sul territorio. Prendiamo a prestito le parole di un funzionario dei Vigili del Fuoco che disse in un’occasione di un incontro svoltosi anni fa a Bagnolo del Salento tra operatori antincendio appartenenti alle organizzazioni di volontariato, autorità locali, e Vigili del Fuoco stessi: “quasi il cento per cento degli incendi sono di carattere doloso, poi sicuramente ci sono casi in cui il fuoco sfugge di mano a persone che nonostante il divieto bruciano ramaglie scarti agricoli per pulire i terreni“. Ci sentiamo liberi di aggiungere che, oltre alle ramaglie e scarti agricoli, molti aggiungono al rogo plastica e altri generi di materiali.
Più cura e manutenzione del territorio, una maggiore attenzione, rispetto di regole e pratiche fondamentali, la collaborazione di tutti per salvaguardare e denunciare noncuranza ma soprattutto abusi, può scongiurare ulteriori danni su un territorio già martoriato dalla xylella che ha contribuito alla trasformazione degli ulivi in combustibile efficace per il fuoco, fuoco appiccato anche dai proprietari per liberarsi dagli alberi che ormai da tempo giacciono come scheletri inermi.
Negli anni 80 /90, quasi ogni comune aveva delle squadre di “guardiafuoco” appartenenti alle prime associazioni di volontariato o a cooperative convenzionate direttamente con la Regione Puglia. Erano poche unità volontarie mal equipaggiate ma efficienti e veloci dato che si trattava di operare nel territorio limitrofo. Arrivati sul posto spegnevano il piccolo focolaio con il batti fiamme, raramente il fuoco si propagava per diventare un vasto incendio, gli interventi aerei si sono visti raramente. Oggi con i mezzi a disposizione, con delle squadre A.I.B. qualificate in ogni comune, e soprattutto con una “rivisitazione” alla normativa contenuta nella legge-quadro n.353/2000, sarebbe più facile intervenire e operare sul territorio comunale di pertinenza, ma questa è un’altra storia che proveremo ad approfondire. Intanto vi consigliamo di visionare la sezione DOMANDE E RISPOSTE sul sito del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile
Fernando Negro – presidente dell’organizzazione di volontariato Protezione Civile Salento